Cosa succede in Libia - Diritto di critica
Il terribile filmato pubblicato dal settimanale Espresso sulla situazione dei migranti in Libia non è stato purtroppo per tutti un fulmine a ciel sereno. Oltre alle notizie arrivate in questi mesi dalla Libia in merito alla condizione di queste persone ( notizie riportato anche da questo blog nel maggio scorso, durante i primi respingimenti) il 6 settembre scorso sui teleschermi di Rai3 andò in onda “Respinti“, puntata del programma Presa Diretta di Riccardo Iacona dedicata proprio a questo.
L’inchiesta di Iacona iniziava con le immagini dalla Bovieso, la prima motonave respinta dalle autorità italiane e si concludeva in Emilia nei nuovi feudi leghisti, passando chiaramente per la Libia e le prigioni di Tripoli attraverso filmati e testimonianze di persone che aveva vissuto tutto questo in prima persona. Passate queste due ore di reportage il cittadino-telespettatore difficilmente potrà credere ancora che le autorità italiane non fossero a conoscenza della situazione nelle terre africane e nelle specifico su alcuni punti molto chiari:
- Le sevizie ai prigionieri ( spesso eritrei e somali, beneficiari in Europa di asilo politico).
- Mazzette date ai poliziotti libici per uscire di prigione.
- Il finanziamento italiano per la costruzione di campi per immigrati ( secondo i dettami europei) a Kufra e Sebha( 2005) e nel nord del Paese (2003)
- I camion container italiani usati come carri bestiame per trasportare i migranti.
In merito all’ultimo punto si fa riferimento ai dati di Daniele Dal Grande, creatore del sito sull’immigrazione Fortezza Europa che mostra a Iacona le carte che lo provano (foto sopra) smascherando la finta ignoranza di cui i governi italiani, da quello “Prodi” con cui la trattativa è cominciata a quello “Berlusconi” con cui si è conclusa, si sono serviti come scusa. Una trattativa che non ha previsto fin ora veri e proprio accordi umanitari ma che verrà ricordata anche per le incredibili parole pronunciate da Gheddafi nella sua visita a Roma:
«L’asilo politico? Una menzogna diffusa. Chiedono asilo politico? Gli africani non ne hanno bisogno, è gente che vive nella foresta o nel deserto. E poi ancora: Se dovessimo ascoltare Amnesty International tutti potrebbero muoversi e vi trovereste tutta l’Africa in Europa. .. quante persone avrebbero diritto all’asilo ? Milioni? Ridicolo».
Una situazione che nel dicembre scorso ha fatto si che la Corte di Strasburgo mettesse formalmente sotto accusa il Governo italiano ammettendo il ricorso di 13 rifugiati somali e 11 eritrei, depositato a luglio dagli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci, dell’Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo. Respinte in Libia nella primavera scorsa (6 maggio 2009 n.d.r.) queste persone, secondo le parole dei legali ora avrebbero compiuto «un passaggio decisivo» nel dimostrare i loro diritti , specialmente alla luce del fatto che «il 95% dei ricorsi presentati alla Cedu non supera questa prima fase».
Nel frattempo in Italia c’è chi come il ministro Maroni si vanta dei risultati ottenuti attribuendo la diminuzione dei reati con l’attuazione dei respingimenti:
«Non faccio equazioni tra immigrazione clandestina e criminalità ma sono i dati che dicono che nel 2009, insieme agli sbarchi di clandestini, sono diminuiti anche i reati commessi da immigrati extracomunitari»
Crimini diminuiti del 13% tra quelli compiuti da extracomunitari secondo i dati del ministro. Dati però non collegabili esclusivamente agli sbarchi visto che con la sua percentuale del 10% l’arrivo via mare risulta in Italia ancora uno dei minor veicoli di immigrazione clandestina. Una visione falsata anche dai mass media che con il continuo mostrar barconi carichi di persone ha fatto credere al cittadino che quello fosse l’unico problema e che quindi eliminato quello tutto sarebbe andato per il meglio. La realtà invece è molto più complicata e noi per maggiori chiarimenti consigliamo la visione di “Respinti” , da You Tube (sotto) o direttamente su Rai.TV, perché come in tutte le cose anche poche immagini valgono più di mille parole.
Comments