Sterilizzazione forzata in India, Gran Bretagna sotto accusa - Diritto di critica
Le previsioni demografiche non lasciano adito a dubbi: India stato più popoloso del pianeta entro il 2026. Più della Cina, che in questi ultimi anni ha introdotto politiche di controllo demografico e il trend dei prossimi non preoccupa gli analisti. Ma, se Pechino ha consentito nuovi nuclei famigliari composti da un numero massimo di tre individui, in India la pratica della sterilizzazione forzata sui “paria” assomiglia alle pratiche eugenetiche, di selezione della razza, di stampo nazista. L’indiscrezione arriva dall’Observer e mette in imbarazzo il Regno Unito, reo di aver destinato 166 milioni di sterline (circa 200 milioni di euro) a un programma di controllo demografico praticato senza il consenso di migliaia di donne e uomini indiani, gran parte dei quali sono anche morti in seguito a operazioni approssimative e altri sono in stato vegetativo permanente. Numerose donne, in stato di gravidanza, sono state fatte abortire con la forza.
La sterilizzazione in India è stata una pratica controversa per anni. Le persone, con un livello d’istruzione e reddito bassi, venivano regolarmente catturate e sterilizzate senza aver la possibilità di opporsi. Gli attivisti denunciano che sulla falsa promessa di recarsi nelle strutture sanitarie, per migliorare le proprie condizioni di salute, le persone venivano sottoposte, contro la loro volontà, a trattamenti medici non richiesti. Un documento pubblicato dal “Dipartimento per lo Sviluppo internazionale” (parte del governo del Regno Unito che gestisce gli aiuti britannici ai paesi poveri) nel 2010 citava la necessità di combattere il cambiamento climatico, anche attraverso la riduzione della popolazione, solo che c’erano dei “diritti umani e delle questioni etiche da rispettare”. Numerosi sono stati i casi, però, di violazione dei diritti umani e delle più comuni pratiche mediche nei casi di parto. Pochi giorni fa, una donna di 35 anni è morta dopo aver subito la sterilizzazione forzata. La moglie di un operaio, incinta di due gemelli, ha avuto un’emorragia letale in sala operatoria. Un chirurgo, che opera in un edificio scolastico fatiscente, lo scorso gennaio ha effettuato 53 operazioni in due ore, assistito da personale non qualificato e con attrezzature inadeguate. “In tutti i casi – ha denunciato l’attivista Devika Biswas – le donne povere e di provenienza rurale sono le vittime di queste pratiche illegali e non sicure”.
Il Tribunale indiano, che ha recepito le denunce di migliaia di persone, ha dato ai governi nazionali e statali due mesi di tempo per rispondere alle accuse. Gli attivisti sostengono che i poveri, soprattutto appartenenti alle comunità tribali, sono quelli più frequentemente presi di mira e vulnerabili alle minacce. Non di rado vengono ingannati con delle offerte in denaro (da un minimo di 9 euro), in vestiario (un ‘sari’, l’abito tradizionale) o dalle promesse di vittoria alle lotterie (auto o frigoriferi) se accettano di essere sterilizzati. Un rapporto del governo indiano mostra come la sterilizzazione sia il metodo più comune di pianificazione familiare, una pratica avviata nel 2005 grazie al finanziamento del Regno Unito. Le sovvenzioni variano da stato a stato: le cliniche private del Bihar ricevono 1500 rupie (22 euro) per ogni sterilizzazione, con un bonus di 500 rupie (7,50 euro) a paziente se la clinica riesce a fare più di 30 operazioni al giorno. Gli operatori delle Ong sostengono che le persone vengono convinte a farsi sterilizzare con 150 rupie ‘una tantum’ (2,20 euro), mentre ai medici sono corrisposte 75 rupie (1,10 euro) a paziente.
Solo nel 2008, secondo il rapporto governativo, sarebbero state praticate circa mezzo milione di sterilizzazioni forzate. Nel 2006, il ministero indiano per la salute e la famiglia ha pubblicato un rapporto in cui si condannava la pratica della sterilizzazione forzata, denunciando le precarie condizioni in cui si trovavano le cliniche. Ma dopo gli annunci e le condanne ufficiali, non sono seguite politiche di discontinuità rispetto al passato e la Gran Bretagna quest’anno verserà i rimanenti 41 milioni di euro previsti nel programma di sterilizzazione.
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In India ci sono stato per un anno e la sterilizzazione descritta é niente rispetto a ciò che accade. Il costo della vita é tale che le persone sono ricattabili in ogni modo possibile e se sai come presentarti compri quel che ti pare, le stesse famiglie (povere) vendono le figlie ai bordelli ed esiste un importazione di ragazze e bambine da altri stati più poveri. Il problema che non risulta chiaro dall’articolo (non ho letto quello dell’Observer) é cosa c’entri esattamente l’Inghilterra in tutto questo. NB: in India vivono ben 500 milioni di indigeni…altro esempio: a Kolkata (Calcutta) di notte ci sono 10 milioni di persone e di giorno ce ne sono 20, di milioni. Può capitare che una persona muoia per strada e resta lì sinché, la sera, quelli della nettezza urbana non la portano via. Quando Dan Simmons descriveva nel libro “Song of Kali” le pratiche dei malfattori non scherzava affatto. Infine sembra chiaro che l’India, nonostante tutto, stia comunque lottando per la sua “seconda” indipendenza e la sterilizzazione in questione sia solo la punta dell’iceberg di qualcosa di molto più grosso.
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