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Diritto di critica | November 21, 2024

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31 fallimenti al giorno: l'Italia delle imprese non ce la fa - Diritto di critica

31 fallimenti al giorno: l’Italia delle imprese non ce la fa

31 fallimenti al giorno. Comprese le domeniche e Natale. E’ stato un anno nero il 2011, ben peggiore del triennio 2007-2010. Nella sola Lombardia hanno chiuso 2.600 imprese sulle 11.600 nazionali: un dato che fa paura, se si contano i posti di lavoro persi. Fino a 50mila. E’ l’allarme lanciato dalla Cgia di Mestre, a conclusione di 2 mesi di suicidi di imprenditori e di gesti estremi dei disoccupati. L’Italia delle imprese che non ce la fa.

Rip per Pmi. A chiudere, come sempre, sono le piccole imprese, quelle che tutti i governi definiscono “il tessuto economico fondamentale della nostra economia”. Se così è, siamo messi male. Per Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, sono tre i ‘virus’ letali: la stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna. Un fallimento su tre è causato da ritardi nei pagamenti, cioè da imprese che chiudono perché i committenti non hanno pagato i loro lavori o le loro forniture nei tempi concordati. Ma un pezzo di colpa ce l’hanno anche (forse in gran parte) le banche, che stringono i cordoni della borsa e negano i prestiti-ponte alle imprese. Dopo aver ricevuto, è bene ricordarlo, un significativo aiuto per “evitare” la crisi finanziaria.

La Cgia stila anche un profilo “umano” di queste tragedie: “la chiusura dell’azienda viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita». Febbraio e marzo 2012 doce(n)t, con 12 casi in meno di 60 giorni. Ma la disperazione, come il caso del muratore marocchino a Verona che ha cercato di darsi fuoco, non guarda al ruolo nell’impresa. “La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi – evidenzia Bortolussi – sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo ad istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità”.

Da Cortina, arriva un novo grido d’allarme sul mondo delle imprese. Questa volta sono i Giovani di Confindustria a lamentare le crescenti difficoltà ad avviare un’attività, con la sensazione sempre più forte di essere abbandonati dal Paese. Per il 68% degli imprenditori, infatti, non c’è nessun aiuto alla nascita di start-up, con 6 su 10 secondo i quali la crisi ha ulteriormente peggiorato l’adozione di strategie a favore delle aziende in avvio di attività.

Comments

  1. Vale

    Bah…inutile regalare soldi alle banche senza obbligarle a dare una direzione a questi: era ovvio che sarebbero andate ad investirli dove faceva più comodo.
    Il meccanismo perverso è strepitoso: le banche ( private ) prendono soldi ( pubblici ) della BCE ad un tasso dell’1% ( 1/7 di quello che chiedono a me ) e invece che darli alle aziende per aiutarle a lavorare, li investono in BTP pagati con le tasse della aziende di cui sopra che però non hanno potuto lavorare perché sono mancati i soldi delle banche E QUINDI l’Italia si è ulterirmente impoverita, nonostante le chiacchiere del tipo “eh ma i BTP li abbiamo venduti tutti”.

    Mi ricorda quelle aziende che hanno usufruito di lease-back o finanziamenti pubblici e che poi dopo pochi mesi hanno chiuso o hanno totalmente disatteso gli accordi sull’occupazione del personale…intanto la comunità ha pagato gli stipendi da capogiro dei vari amministratori che hanno fatto quel che volevano perché GLIELO HANNO PERMESSO.
    Pochi che si sono arricchiti coi soldi di tutti.

    Ogni azienda ( banche comprese ) che riceva denaro pubblico DEVE essere sottoposta ad una specie di commissariamento più o meno invasivo a seconda della cifra ottenuta.
    Se la banca X riceve 100 milioni di € con l’obbligo di investirne l’80% nelle aziende che considera meritevoli non è possibile che PRIMA li riceva e POI veda che farne…questa si chiama MALVERSAZIONE ed è un REATO PENALE oppure connivenza ( se gli si danno i soldi senza vincolarli a destinazione d’uo ), che è pure peggio.
    Allora o si applica la legge e si mette sotto inchiesta l’AD della banca o questo trend vomitevole non cambierà mai.

    Per cambiare la vita economica del Paese basterebbe un piccolo inizio: pagamento delle tasse sull’INCASSATO e non sul FATTURATO.
    Così forse si eviterebbero obbrobri come quelli di aziende che aspettano soldi dalle PA da 1-2 anni su fatture di cui hanno già pagato IVA e TASSE.
    Le aziende fanno da banca GRATIS allo Stato oramai da anni, ma nessuno lo dice…anche questo sarebbe da cambiare, invece in periodi di crisi lo Stato si è adoperato per rendere ancora più brigosa la compensazione orizzontale dell’IVA pretendendo il “visto di conformità” che si traduce in qualche altro centinaio di euro al professionista che lo firma.

  2. Ladyarianna2008

    PROF.MONTI, PER FAVORE NON GUARDI I NUMERI, GUARDI PIUTTOSTO IL POPOLO ITALIANO COSTITUITO DA GENTE CHE VERAMENTE LAVORA E DEVE FAR TANTI SACRIFICI OGNI GIORNO PER ANDARE AVANTI…NON SIA TROPPO TECNICO!!!!!….ABBIAMO BISOGNO DI CREDERE CHE QUALCUNO NON CI VOLTI LE SPALLE….NON LASCI CHE MOLTA GENTE SI SUICIDA NELLA SOLITUDINE…O PER LAVERGOGNA DI NON POER COMPRARE UN PAIO DI SCARPE ORTOPEDICHE ALLA PROPRIA FIGLIA…PER FAVORE NON LASCI CHE QUESTE PAROLE SIANO BOLLE D’ARIE NEL WEB…L’ITALIA SIAMO NOI…NON SONO NE’ LE BANCHE….NE’ L’EUROPA…SIAMO SOLO NOI POPOLO ITALIANO!!!!!!!!!!…..ANNA