Ogni 4 secondi nel mondo un bambino muore per mancanza di cure. L'allarme di Save The Children - Diritto di critica
Otto milioni: tanti sono i bambini sotto i 5 anni che ogni anno muoiono nel mondo per elementari problemi sanitari. Uno ogni quattro secondi, secondo i dati di Save the Children. Una strage che continua giorno dopo giorno, silenziosa e spesso dimenticata proprio perché probabilmente fa meno rumore rispetto all’andamento delle borse mondiali, o agli interessi del petrolio.
I dati in mano alle organizzazioni umanitarie non lasciano però adito ad alcun dubbio di sorta. Il 70% di queste morti avviene nel primo anno di vita (ed il 40% di esse addirittura nel primo mese), nella maggior parte dei casi per motivazioni banali o per poche, prevedibili e curabilissime malattie: secondo quanto riportato nel rapporto Unicef 2011 “Level and Trends in child mortality” e ripreso da Save the Children nell’ambito della campagna Every One contro la mortalità infantile, tra le prime cause di morte ci sarebbero infatti complicazioni pre e post parto (21% dei casi), polmonite (18%), malaria (16%) e diarrea (15%), seguite direttamente dalla malnutrizione, concausa di un terzo dei decessi. Una piaga, quella della mortalità infantile, che si concentra in particolar modo nelle aree del sud del mondo come l’Africa sub sahariana e l’Asia meridionale, dove il rapporto Unicef stima che rispettivamente 1 bambino su 8 e 1 su 15 muoiano prima di raggiungere l’età di 5 anni: tra i paesi più colpiti, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Cina e India. Ma il trend è destinato a cambiare se si considerano le emergenze umanitarie più recenti, come la siccità che sta affliggendo in questi mesi il Corno d’Africa e che ha già causato la morte di decine di migliaia di bambini.
Ed è proprio nell’ambito della campagna Every One – avviata da Save the Children nel 2009 con l’intento di salvare la vita di 2.500.000 bambini entro il 2015 in 38 paesi poveri del mondo e rilanciata in Italia il 4 ottobre scorso – che l’organizzazione umanitaria ha presentato il suo rapporto “Accesso vietato – Perché la grave carenza degli operatori sanitari ostacola il diritto alla salute dei bambini”, con il quale evidenzia uno dei problemi fondamentali che impedisce una lotta concreta contro la mortalità infantile: la forte carenza di operatori sanitari. Secondo il documento, infatti, almeno 350 milioni di bambini nel mondo nel corso di tutta la loro vita non verranno mai visitati da un dottore o un infermiere. Numeri confermati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui almeno 1 miliardo di persone nel mondo non avrebbero accesso ad alcuna cura sanitaria o alla possibilità di essere visitati: se si considera che il 35% della popolazione mondiale è costituita da bambini, i conti sono presto fatti. Per assicurare una copertura sanitaria adeguata, l’OMS ritiene che ci sarebbe bisogno di 23 operatori ogni 10.000 persone, ma 61 paesi (di cui 41 nella sola Africa) sono al di sotto di questo limite. «Gli operatori sanitari sono una risorsa cruciale nella battaglia contro la mortalità infantile. Cruciale ma al momento insufficiente – si legge nel comunicato di Save the Children al riguardo – : ci sarebbe bisogno infatti di 3.500.000 operatori sanitari in più, incluse 350.000 ostetriche. Ciad e Somalia i paesi maglia nera per numero di operatori sanitari e per il loro impatto nell’assistenza ai bambini, alla nascita e negli anni successivi. Un quarto del peso delle malattie mondiali grava sull’Africa, ma sul continente lavora solo il 3% dei dottori, delle infermiere e delle ostetriche del mondo».