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Diritto di critica | November 21, 2024

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La vergogna dell'Ostiense: “Siamo partiti dall’Afghanistan per arrivare nel terzo mondo” - Diritto di critica

La vergogna dell’Ostiense: “Siamo partiti dall’Afghanistan per arrivare nel terzo mondo”

Scritto per noi da Andrea Onori

 

Vestiti appesi alle reti e una schiera di tende blu al cui interno si aggirano da anni i rifugiati afghani. Siamo alla stazione Ostiense di Roma, il terzo scalo ferroviario della capitale per numero di passeggeri. Sono circa 390 i treni che effettuano servizio in questa stazione e le loro principali destinazioni sono: Fiumicino aeroporto, Orte, Fara Sabina, Cesano e Viterbo Porta Romana. Tantissime persone ogni giorno salgono e scendono da questa stazione. Ignorare i rifugiati è difficile. Vivono accampati in un angolino della stazione, ma dinanzi agli occhi di tutti i passanti.

Mi avvicino cercando di familiarizzare con quei ragazzi un po’ timidi e impauriti. Ogni tanto tento di dare uno sguardo all’interno di quel piccolissimo accampamento dove trovano rifugio una quarantina persone. Ci sono decine di tende blu infuocate dal caldo torrido di questi giorni. Chiedo se posso entrare: “certo, ma senza fare le fotografie per favore” mi rispondono un pò alterati, perché delusi dai tantissimi giornalisti che sono passati di lì “solo per se stessi e non per aiutarci”.

Quando metto piede all’interno di quel piccolo accampamento, inizio a percepire il degrado, il completo abbandono e la non vita. Il sole scotta, metto una mano sopra le tende e sono arroventate. All’interno si sente un odore forte e irrespirabile. Loro mi seguono, sorridono e chiedono aiuto. Ogni tanto iniziano a innervosirsi quando chiedo il perché di questa situazione: “Siamo partiti dall’Afghanistan per venire nel terzo mondo” mi dicono.

Sono tutti giovanissimi. Molti di loro sono rifugiati. Valeria Bartolomeoli, una cittadina romana, esperta sul campo dei rifugiati, mi racconta: “conosco la situazione a Ostiense, ci sono stata più volte ed è veramente allucinante”. Da quello che racconta Valeria non ci sono solo rifugiati ma anche  “futuri” richiedenti asilo. “Si trovano in Italia soltanto in transito, per poi continuare il viaggio verso altri paesi europei. Sanno che se presentano la domanda d’asilo qui, saranno obbligati a viverci, quindi per ora evitano”. Poi, c’è un’altra fetta, quella dei veri e propri rifugiati “ed è vero che sono abbandonati”.

La legge in Italia impedisce l’accoglienza per i rifugiati per più di sei mesi: “dopo di che non si assicura più nulla, anche perché non possono lavorare”. Qualcuno chiede aiuto al Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) ma spesso non ci sono posti e comunque viene data la priorità ai casi vulnerabili, donne sole, famiglie, persone vittime di trauma con problemi seri.

Secondo la legge i rifugiati in Italia sono uguali ai cittadini italiani. Quindi, in teoria, “se sono disoccupati devono andare al comune per chiedere un sussidio di disoccupazione, oppure le case popolari, quello che gli serve, proprio come fanno molti italiani. Solo che ovviamente non è cosi semplice”. E allora perché ci si ferma dinanzi a questi blocchi? Perché si è a conoscenza di queste nefandezze e nessuno interviene?

Si parla di integrazione ma queste persone non hanno alcun contatto con i cittadini romani. Sono sbattuti in un lager senza alcun sostegno da parte di nessuno. “Siamo trattati come degli animali. Qui non si può stare più. Nessuno di noi è criminale” sono le parole che rimbombano in quel posto della vergogna.

Tutti promettono, tutti scattano le foto ma nessuno ci aiuta veramente. Non siamo dei giochini, siamo uomini come voi”. Fuori quel maledetto luogo ci sono bar e tanta gente che passa. Centinaia di persone al giorno li vedono in quelle condizioni. E quando domando a molti perché sono stati abbandonati in questo squallido posto mi rispondono: “purtroppo non riescono a sistemarli diversamente”.

 

Comments

  1. Ruth Tischhauser

    da non capire, abbiamo tantissime strutture vuote per esempio ex caserme o ospedali che lo stato lascia marcire invece di tenerli puliti . Si potrebbero usare come alloggio perché tutti hanno i sanitari,le cucine, ma lo stato preferisce che diventino rovine. C’è ne una anche vicino casa mia a Savignano sul rubicone Ce/FO.La vedo li con i vetri rotti e non capisco come possono lasciarla andare in rovina in questo modo.